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La scena VX

Il virus è un programma in grado di modificarne altri, includendo una copia di se stesso, infettandoli.
La definizione di virus proposta da Fred Cohen partecipando al seminario sulla sicurezza tenutosi alla UCLA nel 1983, non soddisfa le innumerevoli varianti di virus attualmente esistenti, ma è accettata come standard. Lo studio proponeva un modello di programma in grado di autoriprodursi e diffondersi, utilizzabile per attaccare un qualsiasi sistema informatico. Alcuni computer furono infettati da una serie di programmi creati per l’occasione, dimostrandone la velocità e la capacità di diffusione.

I primi virus

Cohen aveva chiaro il rischio dell’introduzione dei virus nell’ambiente informatico, ma non poteva immaginare l’impatto sociologico che avrebbero avuto in pochi anni.
Il 1987 vide il primo virus diffuso fuori da un laboratorio, o in gergo "in the wild". I virus sono i programmi più complicati, anche in virtù delle loro piccole dimensioni. La quantità di conoscenze applicate nella loro compilazione, li pongono al di fuori della portata della maggior parte dei programmatori. La loro difficoltà impegna le migliori menti dei club di programmatori in tutto il mondo.

Le migliori menti dei migliori club: la scena

La scena è il termine comune per indicare l’insieme di alcuni gruppi di programmatori. Ne esistono varie, le più riconosciute sono la scena Demo, impegnata nella elaborazione di programmi per la produzione di immagini e suoni, la scena Warez, impegnata nella diffusione di software, e la scena VX, impegnata nella produzione e diffusione di programmi replicanti o virus.
Ogni scena è composta da un gran numero di gruppi, raramente da singoli individui, appassionati delle più avanzate tecniche di programmazione. Possiede un proprio codice deontologico, il non rispettarlo comporta il mancato riconoscimento del proprio lavoro. La scena demo, probabilmente la più interessante dal punto di vista della qualità dei risultati, cataloga la produzione dei vari gruppi in categorie ferree, dove dimensioni del programma e architetture usate non possono essere scelte a caso.
Le scene non hanno una organizzazione centrale, ma fanno riferimento a dei portali internet, che permettono lo scambio di informazioni e la diffusione del proprio lavoro, e la conseguente identificazione da parte degli altri gruppi.
A differenza delle scene illegali, VX e Warez, la Demo ha vita esterna alla rete. I membri dei vari gruppi si ritrovano in raduni organizzati periodicamente dal gruppo maggiore della città ospite, per scambiarsi informazioni sulle ultime tecnologie, organizzare seminari e partecipare alle varie competizioni per la selezione delle migliori opere dei partecipanti.
L’appartenenza ai migliori, chiamati gruppi élite, è condizionata alla dimostrazione della propria capacità e competenza, ed è tutt’altro che facile. Entrare in contatto con i gruppi VX è evidentemente difficile, presuppone un lungo tirocinio e una produzione indipendente.
Nei gruppi non si entra, si è chiamati. Farne parte permette l’acquisizione del bagaglio culturale comune, costruito e accumulato negli anni da tutti i membri che ne hanno fatto parte.
L’eccellenza della conoscenza, una profonda stima dei gruppi élite, una appassionata ricerca della migliore tecnica per risolvere un dato problema, un approccio estetico alla programmazione riconducibile a una presunta relazione tra la bellezza del codice e il risultato che produce, sono alcune delle caratteristiche comuni a tutti i gruppi.
La programmazione non come mezzo per produrre arte, ma arte in sé, valutata utilizzando criteri di bellezza, eleganza, proporzione, efficacia. La scena permette di condividere questi strumenti estetici con altre persone, crea un forte senso di appartenenza a una minoranza, evitando ogni proselitismo.
Le scene sono chiuse ai principianti, è richiesta una capacità di autoapprendimento elevata, un bagaglio di conoscenze acquisite, un grado di coinvolgimento assoluto. Chi non risponde ai requisiti è escluso come persona incapace di percepire il movimento e i suoi valori. La scena ignora il processo produttivo, non si possono commercializzare i risultati ottenuti, nessuno si aspetta di ricavare alcunché dal suo impegno. Gli eventi vengono pubblicizzati con meccanismi elitari, precisi e riconosciuti. "Assembly", il maggiore raduno della scena Demo che si svolge annualmente a Helsinki, raduna più di 4000 persone richiamate dai messaggi dei siti web dei gruppi partecipanti. La scena crea i propri miti, gli "scener", e il proprio linguaggio, il "codice"; difficile reperirli e comprenderli all’esterno, dove i nomi dei gruppi e dei programmatori più famosi sono sconosciuti.
L’appartenenza a un mondo indipendente viene ulteriormente rafforzata dall’utilizzo di tecnologie superate nel mondo dell’informatica ufficiale, come i linguaggi di programmazione ad alta difficoltà di apprendimento (Assembler).
La scelta non è di adoperare la tecnologia più sofisticata, ma di lavorare in modo sofisticato sulla tecnologia, in un virtuosismo che rifiuti semplicismi e ridondanze, creando la migliore soluzione, il miglior programma, il codice più elegante.
I virus sono un manifesto di ingegno, un’opera che proietta il nome del suo autore nella scena e nel mondo esterno, un murales replicante in grado di viaggiare diffondendo la valenza del suo ideatore.



Massimo Ferronato [epidemiC]
Torino, 16 Maggio 2001





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