Intervista ad
epidemiC
(2) 20/06/2001
Tutti
i virus contengono una scrittura narrativa di questo
tipo? MF: Assolutamente no. I virus nella
maggior parte dei casi sono scritti usando un linguaggio
che si chiama assembler, un linguaggio di
bassissimo profilo che non consente l’utilizzo di
variabili così romanzesche, trattandosi di codici
totalmente incomprensibili alla maggior parte dei
programmatori. L’utilizzo del linguaggio Python è una
scelta anche in questo senso. Il problema è che non
sarebbe stato percepito secondo noi un programma
assembler su un cartellone. Un programma Python
svolge una funzione più artistica, soprattutto nel
vostro senso, di "artistico".
Il nostro scopo è
di attirare l’attenzione su un fatto che per noi del
mondo dell’informatica e che per alcuni del mondo
dell’arte è clamoroso: abbiamo avuto 50 anni di
evoluzione tecnologica di persone che utilizzavano le
loro capacità intellettuali per sviluppare codice e in
nessun caso è stata riconosciuta a questo tipo di
attività un valore artistico. Noi vogliamo demolire
questo concetto, vogliamo portare all’attenzione del
mondo che esiste una capacità intellettuale, una
produzione artistica, utilizzando strumenti informatici
quali il linguaggio di programmazione.
Perché
avete scelto di proporre il codice sorgente del virus
come forma estetica e non quello di un qualsiasi
programma? Luca Campo: Si parla spesso di arte,
computer e per la maggior parte dei casi si finisce a
vedere operazioni di grafica: questa, noi di Epidemic,
la consideriamo arte digitale nativa, nativa perché è il
computer, questo è il linguaggio con cui si dialoga col
computer senza interpreti. L’altra sera (durante
l'inaugurazione della Biennale, ndr) un critico
d’arte, guardando il codice stampato su questa maglietta
(quella che ha indosso) ha detto: "è molto triste,
sembra un computer di trent'anni fa". Ovviamente non
sapeva che le finestre che usa tutti i giorni possono
essere visualizzate grazie a stringhe di questo genere.
Il virus è stata una scelta quasi tattica, perché il
virus è quella cosa che assomiglia di più all’arte. E'
un programma assolutamente inutile, è un programma in
cui il programmatore non sta facendo un software
aziendale, sta giocando con se stesso e con la macchina.
E questo assomiglia molto a tutte le pratiche
artistiche.
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