Guastatori
mediatici Da domani, a Bologna, il festival internazionale di
net-culture ARTURO DI CORINTO - BOLOGNA
Anche gli artisti digitali e i
guastatori mediatici hanno un volto e ce lo mostreranno a
Bologna da domani a sabato a digital_is_not_analog.01,
incontro internazionale di net-culture organizzato presso il
Salara Media Lab di via Don Minzoni a Bologna.
http://www.d-i-n-a.org Gli ospiti di questo appuntamento
sulla net-art e l'attivismo digitale provengono da tutto il
mondo e portano nomi famosi - Negativland e RtMark - difficili
da pronunciare - Netochka Nezvanova - oppure siglati come i
progetti che sviluppano in rete: Surveillance Camera Players
Nullpointer, Retroyou e altri. I temi saranno quelli delle
comunità on line che in questi anni hanno portato una critica
radicale al copyright - praticando il plagiarismo come forma
artistica - che considerano la produzione di software libero
come paradigma della cooperazione in rete e la disobbedienza
civile elettronica come strategia di resistenza nella difesa
dei diritti vecchi e nuovi. Ma l'incontro prevede anche
presentazioni di opere di net-art e progetti di software
artistico, momenti di discussione, performance musicali e
installazioni. Fra gli artisti presenti, ad esempio, ci
sono Alex Galloway - direttore tecnico di Rhizome.org, una
piattaforma online per l'arte e i nuovi media -, Amy Alexander
- critico d'arte e ideatore di plagiarist.org -, Alexei
Shulgin - musicista e sciamano moscovita impegnato a
esplorare i confini e le contaminazioni tra il mondo dei segni
e quello dei corpi, autore con Natalie Bookchin del primo
manifesto sulla Net.art. www.easylife.org/netart. Ma se
questi artisti dimostrano con le loro opere come sia possibile
fare produzione culturale in rete, scardinando il concetto di
autore e criticando l'arte come istituzione, i saggi di
Florian Cramer, insegnante universitario berlinese, attivista
per il free software del Berlin Linux User Group e le ricerche
di Jaromil www.dyne.org, artista e programmatore italiano
residente in Austria, animatore di Radio Cybernet, mostrano
come il concetto di attivismo digitale abbia molteplici
sfumature e significati. Jaromil in particolare, ha sviluppato
il software Muse, un motore per l'encoding e il mixing di
diversi streaming audio e ha contribuito allo sviluppo di un
software video che verrà rilasciato pubblicamente sotto
licenza Gpl - General Public License - per la prima volta
proprio durante Digital_is_not_analog.01. Una delle
presenze di maggior rilievo sarà di sicuro quella di RTMark
http://www.rtmark.com. Rtmark è un gruppo che si serve del
sabotaggio mediatico per creare scoop sensazionali sulla
stampa e sui media, e denunciare gli abusi delle corporation
verso i consumatori e l'ambiente. Ma lo fa in una maniera del
tutto peculiare, raccogliendo le donazioni dei suoi
sostenitori in mutual funds che poi vengono usati per
rimborsare i grafici, i giornalisti e i pr per la
realizzazione di campagne di contestazione e boicottaggio in
base alle indicazioni degli investitori. Diventato noto nei
giorni della protesta di Seattle - quando hanno plagiato il
sito del Wto www.gatt.org -, RTMark ha recentemente pubblicato
sul web il clone del sito del presidente statunitense George
W. Bush in cui denuncano la dipendenza della politica
americana dalle lobby multinazionali. Gli Epidemic, italiani
(http://ready-made.net/epidemic) sono invece i curatori
della mostra "virii, virus, viren, virii - o la bellezza del
codice sorgente", che verrà illustrata da Franco Bifo Berardi.
Per questi outsiders che sembrano usciti da un romanzo
cyberpunk di Neal Stephenson, il virus, inteso come organismo
autoreplicante è la cifra prima del linguaggio della rete che
si esprime attraverso la contaminazione e l'ibridazione e che,
trovato il vettore giusto, arriva a occupare ogni angolo di
quel particolare spazio-tempo che è Internet, trasformandone
forma e percezione. Insomma è il concetto base della memetica
- www.memetics.org - riferito al linguaggio macchina la cui
scrittura gli Epidemic
considerano un atto estetico. Rivoluzionario. Ci sarà anche
Ricardo Dominguez, l'apostolo dello zapatismo digitale
- http://www.thing.net/~rdom - che illustrera' gli strumenti
digitali usati nella recente contestazione al Free Trade Area
of the Americas, e i risultati che si possono ottenere quando
tanti internauti "giocano" alla contestazione sulla rete. Uno
degli ultimi software messi a disposizione attraverso
il suo sito permette infatti di intasare i siti web
dell'avversario semplicemente disegnando su di una tavolozza
bianca dentro una pagina web dove a ogni movimento del cursore
corrisponde la chiamata di un web-server che, come è noto,
tende a collassare in seguito a chiamate reiterate e
massive. Insieme al Critical Art Ensemble, Ricardo è stato
fra i primi a teorizzare la disobbedienza civile
elettronica, una forma di azione diretta e non violenta
sulla rete telematica, che ha come obiettivo quello di
intralciare e bloccare i flussi dell'informazione e del
capitale finanziario. Azione che si concretizza occupando
"entrate, uscite, vie e altri spazi chiave della rete" per
fare pressione sulle istituzioni implicate in azioni immorali
o criminali. Come il massacro degli abitanti del Chiapas. Come
il surriscaldamento del pianeta. Come le politiche economiche
del Wto. L'idea portante di questa filosofia è che poiché
il potere diventa nomadico e globale, non essendo più legato
né a un luogo fisico, né a un solo centro di controllo, le
manifestazioni di piazza, i picchetti, le petizioni e i
boicottaggi, da soli non sono più sufficienti a contrastare le
prevaricazioni di governi e corporations. Poiché è sempre
più importante globalizzare la contestazione bisogna quindi
adottare tecniche di guerriglia comunicativa su Internet
(net-war) - petizioni elettroniche, sit-in virtuali, creazione
di siti web a prova di censura, deturnamento del messaggio
politico e pubblicitario - sincronizzandole con le proteste di
piazza e dare l'occasione anche a chi non può essere
fisicamente presente alle proteste di fare sentire la propia
opposizione. Sicuramente digital_is_not_analog.01, è
un'intrigante miscela di quanti e diversi sono i modi in cui è
possibile unire arte, estetica e impegno sociale nei territori
del digitale sottratti al modello televisivo a cui molti
vorrebbero piegare Internet e il web. Così la scrittura
artigianale del software, la web-art, la creazione di virus e
le campagne di sabotaggio telematico sono tutti esempi di
quell'arte di fare network che intende la rete come
risorsa, strumento, luogo d'incontro, e sembrano dirci che non
è affatto scontato che il web sia vissuto passivamente solo
come piattaforma attraverso cui assorbire modelli e stili di
vita consumistici e disciplinati, ma come il luogo stesso dove
esplorare le intersezioni fra produzione artistica,
tecnologia, critica teorica e attivismo politico.
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