I giardini di Xpò – Sezione XNET

 

Digital_is_not_analog / Incontri

Interfacce culturali e giochi identitari nel tempo di Internet

 

17-18 Aprile 2002

Infopoint di Via del Laghetto, 2

Milano

Ingresso Libero

Prenotazione obbligatoria allo 02-57404540

xpo@libero.it

 

 

::: Digital_is_not_analog ::: www.d-i-n-a.net ::: è un circo itinerante dedicato alla cultura di rete, alla net.art e all’uso tattico e imprevisto dei nuovi media.

Articolato in un ciclo di incontri, festival e seminari con i protagonisti della net.culture internazionale, Dina ha piantato le sue tende a Bologna nel 2000 e 2001, per poi migrare a Barcellona (Ottobre 2001) e approdare in questa occasione a Milano.

Lo fa con esponenti di rilievo della scena internazionale: Andy Bilchbaum e Mike Bonanno degli Yes Men e Matthew Fuller del collettivo londinese I/O/D, i milanesi epidemiC e la romana Macchina del progetto ID_Runners. I quattro gruppi o individualità operano in settori apparentemente diversi eppur collegati, dalla performace politica sospesa tra rete e realtà, alla critica del software come artefatto culturale, al gioco identitario in Internet.

Per approfondimenti su Dina, consulta anche

http://www.rai.it/RAInet/smartweb/cda/articolo/sw_articolo/1,2791,71^157,00.html

 

 

 

Una premessa sulla net.art

Parlare di net.art significa innanzitutto sgombrare il campo da alcuni equivoci che comunemente si associano a questa pratica. Innanzitutto l’equazione tra web art e net.art. La Web art si limita ad utilizzare il Web come mezzo di illustrazione e distribuzione di opere o oggetti fruibili anche indipendentemente da Internet. La prova del nove, la si fa scaricando l’intera struttura di un sito di web art, trasferendola su un cd-rom e osservando come la fruizione dell’ "opera" stessa non vari se non per la diversa allocazione dei files (nel caso del sito i files saranno su un server remoto, nel caso del cd-rom su un disco locale). La Web art esiste dunque indipendentemente dal supporto che la veicola (sito, cd-rom, floppy disk, dvd, ecc)

Noi invece parliamo di net.art. E cioè di un’arte, o di una pratica, che può esistere solo attraverso Internet. Una pratica che può essere sintetizzata come "l’arte di fare network" e che sostituisce le opere con le operazioni, la rappresentazione con l’innesco di nuovi circuiti comunicativi e di senso.

La net.art dunque, funziona solo in rete e prende la rete o il "mito della rete" come tema. Ha spesso a che vedere con concetti strutturali: un gruppo o un individuo progetta un sistema che può essere espanso da altre persone. Non è infatti un caso se un sistema operativo aperto e modificabile come Linux, abbia vinto il premio della categoria net.art ad Ars Electronica nel 1999. Linux non è forse nato con uno scopo estetico, tuttavia il fatto che sia stato premiato proietta la net.art oltre i limiti dell'arte tradizionale, in un dominio molto più accessibile a tutti coloro che mettono le mani sulla tecnologia.

Tra le operazioni di net.art possono infatti essere incluse le sperimentazioni più diverse. Mailing list, web ring di siti collegati, browser alternativi a quelli standard, il plagio di siti, il dirottamento dai motori di ricerca, l'uso creativo dei Moo, del CuSeeMe, dell'e-mail e dei mille protocolli e canali di comunicazione di cui è fatta la rete.

Per approfondimenti:

http://www.rai.it/RAInet/smartweb/cda/articolo/sw_articolo/1,2791,22,00.html

 

 

 

 

Matthew Fuller e gli Yes Men

Nel nostro caso, siamo particolarmente fortunati di avere a Milano due tra i maggiori esponenti di questa scena, Matthew Fuller del collettivo londinese I/O/D e Andy Bilchbaum e Mike Bonanno degli internazionali The Yes Men. Matthew Fuller è uno dei maggiori teorici e critici della scena ed artista esso stesso. Insieme al collettivo I/O/D ha creato nel 1997 il Web Stalker, un browser che consente di visualizzare la struttura dei siti web attraverso una mappa grafica che rappresenta le singole pagine come cerchi e i links che le collegano come punti. Vincitore dei Webby Awards nel 2001, il Web Stalker ha aperto la strada a un nuovo modo di percepire la rete, svincolato da un approccio funzionalistico e dalle logiche riduttive dell’usabilità. Più in generale, Fuller ha introdotto nel dibattito critico il concetto di "software come cultura", inteso come studio della Weltanschaung e delle ricadute socio-culturali implicite in ogni software, cioè nel modo in cui manipoliamo le informazioni.

A Milano Fuller presenterà il suo progetto più recente, TextFM (http://basecamp.netbase.org/e_textfmhowto.html) realizzato insieme a Graham Harwood (ex-Mongrel Project). TextFM è un software di sintesi vocale che "legge" i messaggi testuali inviati a un apposito server tramite SMS, o tramite web. Gli stessi messaggi sono ascoltabili, dopo pochi secondi, dagli utenti stessi tramite lo streaming su Internet o le frequenze radio. Stiamo attualmente esplorando l’ipotesi di realizzare un esperimento a Milano, tramite una radio locale.


Per approfondimenti,

http://www.rai.it/RAInet/smartweb/cda/articolo/sw_articolo/1,2791,21,00.html

Siti di riferimento:

www.axia.demon.co.uk

www.backspace.org/iod/

www.tate.org.uk/webart/

 

Se TextFM è uno strumento aperto alla sperimentazione sociale, le cui possibili applicazioni verranno determinate dalle comunità che ne faranno uso, downJones sendMail (http://www.epidemic.ws/downjones/index.php) sovverte i mecccanismi della comunicazione macchinica, introducendo un’anomalia nello strumento più usato di Internet: la posta elettronica. Scritto da epidemiC, collettivo milanese che ha posto al centro della sua ricerca estetica il codice sorgente del virus informatico, downJones sendMail emula il funzionamento di un virus non aggredendo l’hard disk di chi lo riceve, ma il corpo dell’e-mail stessa, in cui infila una frase imprevista dal suo autore. La demo del software è consultabile sul sito di epidemiC.

Per approfondimenti,

http://www.rai.it/RAInet/smartweb/cda/articolo/sw_articolo/1,2791,129,00.html

Siti di riferimento:

www.epidemic.ws

 

 

Questa attitudine verso la sovversione linguistica, rientra anche, sia pur su un piano prettamente performativo, nelle modalità comunicative adottate da Andy Bilchbaum e Mike Bonanno degli Yes Men. In questo caso, "l’arte di fare network" riguarda molto più la capacità di intrecciare diverse discorsività. Il gruppo è balzato agli onori della cronaca (il New York Times gli ha dedicato un’intera pagina) grazie alla sua straordinaria capacità di presentarsi in contesti corporate come rappresentante del WTO, realizzando una serie di presentazioni al limite del surreale. Il tutto ovviamente nasce dalla rete, dove il gruppo gestisce un sito web molto simile a quello dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Lo scambio identitario si è dimostrato comunque assai gradito agli organizzatori delle conferenze cui gli Yes Men partecipano, grazie al convinto "sì alla globalizzazione" di cui il gruppo si fa assertore.

Siti di riferimento:

www.theyesmen.org

www.rtmark.com

 

 

Sul versante della performance di rete, vi sarà l’intervento di Agnese Trocchi (a.k.a Macchina) che presenterà una caccia al tesoro che prevede l'impiego creativo della Freenet, una rete sperimentale peer-to-peer per la libera circolazione delle informazioni su Internet. Il progetto che avrà una prima release a maggio, è sovvenzionato da "The Kingdom of Piracy" (http://kop.adac.com.tw/).

Dal 1999 Agnese collabora con Diane Ludin (USA) e Francesca Da Rimini (Australia) ad "Id_Runners, refleshing the body", un progetto che interseca il percorso narrativo di tre personaggi Discordia, Efemera e Liquid_Nation attraverso i tre continenti. Le tracce del percorso si manifestano su Internet e nella carne in occasione di eventi multimediali (2000 Parsons School of Design, Ny, Maid in cyberspace, Montreal, 2001 Tilt festival, Sydney, Cyberfem Spirit The spirit of Data, Oldenburg, Germany).

Siti di riferimento

http://www.idrunners.net/.

http://z.parsons.edu/~ludin/final_pages                 

http://candida.kyuzz.org

 

L’intera serata è ideata da Marco Deseriis (a.k.a Snafu), che introdurrà gli speakers e farà da moderatore. Marco Deseriis è uno dei pochi critici in Italia che abbiano individuato le implicazioni estetiche e tecno-sociali dell'arte di rete. I suoi articoli sul portale della Rai (www.rai.it/smartweb) e sul nodo italiano del network di The Thing (www.ecn.org/thingnet) rappresentano una delle poche fonti d’informazione utili a leggere un fenomeno spesso misinterpretato dai media tradizionali e dai critici d’arte di vecchia generazione. Lo scorso anno, Snafu ha moderato il Festival di Bologna Digital is not Analog (www.d-i-n-a.org). E’ inoltre autore di numerosi saggi (anche in inglese) e di un libro sull’argomento in uscita per un editore Italiano.