Fatto il farmaco, trovata la malattia.
Come fanno le grandi multinazionali farmaceutiche, anche le grandi società
di antivirus americane faranno di tutto per tenere alto il livello di
tensione mediatica sullo spauracchio dei virus. E ancora come queste finiranno
esse stesse per finanziare la ricerca di virus sempre più sofisticati.
Anche se non apertamente, saranno loro ad avere sempre più bisogno
degli hackers di quanto gli hackers non abbiano bisogno di loro. In questo
caso quella, che in questa sede è stata individuata come la forma
di arte tecnologica più avanzata nata dalla rete e nella rete,
la scrittura dei codici sorgente di virus informatici, finirebbe con il
trovarsi in una particolare condizione di sorvegliata speciale. La prima
forma d’arte nata col poliziotto che la combatte incorporato. Lo scenario
che prevediamo farà assolutamente a meno di questo conflitto kapital/repressivo.
Negli ambienti informatici c’è già piena coscienza che la
scrittura del sorgente dei virus è la prova più alta nell’arte
della programmazione. Agli occhi di un non addetto ai lavori quelle stringhe
di testo appaiono senza significato e senza importanza. Salvo poi attendere,
terrorizzati, l’arrivo dell’ultimo virus. Ma se il codice sorgente è
un testo, e non c’è dubbio che lo sia, è a partire da quest’aspetto
della questione che dovrà in definitiva giocarsi la partita. I
programmatori hanno una particolare visione della questione, per loro
il sorgente di I LOVE YOU, forse la più famosa lettera d’amore
mai scritta, è solo una variazione dal sorgente del precedente
MELISSA, uno dei primi virus che si replicavano attraverso i file di posta
elettronica. Considerando la natura tecnico/scientifica della formazione
di questi autori, è facile capire perché. Ma se spostiamo
il confronto su un altro piano, come ad esempio quello dell’evoluzione
della forma sonetto da Petrarca al Foscolo, o dell’uso della terzina da
Dante in poi, appare chiaro che dal punto di vista della valutazione estetica,
questo giudizio finisce col diventare ininfluente. Ovviamente, non va
sottovalutato in nessun modo la componente proattiva e multicanale di
un virus all’interno della società multimediale nella quale viviamo.
L’impatto poetico di un virus è direttamente proporzionale alla
qualità dell’impatto che riesce a ottenere sulla scena dei mass
media a livello globale. Questo fa di un virus come I LOVE YOU un caso
quanto mai unico. Ma com’è ovvio, il suo format comunicativo è
solo uno tra i tanti possibili. Ci sono virus che operano in assoluta
segretezza, spostando il mirino su aspetti qualitativi che poco hanno
a che fare con l’impatto sui media. Possiamo anche provare a immaginarne
di un tipo che simula la bomba nel computer e che si attiva quando si
dà il riavvio, spostando, da quel momento in poi, tutte le operazioni
compiute in rete su un diverso server sul quale non si ha più alcun
controllo. Ma, al di là del terrorismo indotto dall’eclatante risultato
distruttivo di alcuni dei primi virus, esistono anche virus che non danneggiano
nessuno, si può già prefigurarsi un’evoluzione funzionale
di questi oggetti informatici con ricadute positive in ambito scientifico,
creativo e d’intrattenimento. Un giorno forse saranno oggetti di consumo,
prodotti da case di produzione simili a quelle già esistenti per
la cinematografia, e distribuiti in varie forme e per varie utilità.
Vediamo infinite possibilità per questa nuova generazione di prodotti
estetici. Ciò non farà sparire il poliziotto, ma ne ridurrà
all’estremo l’area d’azione. Lo stesso utente avrà un rapporto
diverso con la macchina e tenderà a non farsi schiacciare dalla
brutale stupidità del poliziotto a una ridotta capacità
espressiva del mezzo. Ci sono alcune cose che il virus ha già il
merito di averci fatto scoprire: l’esistenza della rete, che solo grazie
al virus riesce a emergere non solo come sommatoria di una serie di rapporti
one to one: Il virus è un po’ la prova ontologica dell’esistenza
della rete; niente poco di meno che la centralità della scrittura
in una società che ama definirsi dell’immagine: tutto, anche le
immagini di un computer, ha alla sua base un testo scritto; e ultima,
ma non meno importante, un’innovativa teoria teologica sulla genesi: forse
DIO per creare il mondo ha scritto un codice sorgente.
Gaetano La Rosa [epidemiC]
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