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Hopscotch

"Play is the very manifestation of the spirit" Le Courbusier

Hopscotch, questo è il nome della sua opera, è dedicato ad Aldo van Eyck (architetto olandese nato nel 1918, casa delle madri ad Amsterdam) dedica questa, sicuramente molto sentita Chichi che, infatti, esordisce con la prima delle tre parti dalle quali è formata l'opera, intitolandola POETIC OF SPACE. L'aria che si respira è come quella che troveremmo all'interno di una sorta di progetto creato da un geometra del futuro, con stanze sterili numerate da 1 a 10 all'interno delle quali si muove, immobile, questa bambina (Child skipping trought space... she navigates the in-between bathed spaces. In summer light and the freedom of her youth).Il panorama è reattivo al comportamento della "nostra proiezione di utenti" (Francesco Gardini in Casetti). Sempre in nome dell'amore per la struttura, che Micael ammette non l'abbandona da quando era bimbo ,a partire dai LEGO, all'archiettura, alla musica, alla natura, apre pure la seconda parte di HOPSCOTCH intitolata, difatti, GRID, STRUCTURE, PATTERN. Vengono nominate creature della natura che presentano una struttura in effetti curiosa ,quali lumache e conchiglie. La rappresentazione che domina l’opera è appunto, una sorta di sezione di una lumaca: una spirale, anche questa divisa in caselle numerate. Seguendo il percorso di questa struttura con la freccia del mouse si hanno delle risposte e delle reazioni da parte di questo ”mondo artificiale” quali variazioni di musica, sfondi e colori.

Chichi spiega d’essere ossessionato dalla “struttura della bellezza”, una ricerca questa, indirizzata al fine di averne un comprensione completa. L’artista crede anche nella possibilità di trasferire la struttura di qualche forma di bellezza (quale può essere la pianta di New York) ad un'altra forma di espressione (come la musica). 

"Broadway boogie-woogie"1942       Piet Mondrian

Ciò non si discosta molto dal boogie-woogie di Mondrian o dall’idea di McLuhan di utilizzare i ”media come traduttori”,  o di classificare il Twist freddo ed il Jazz hot o cool.

PLAY è l’ultima“sezione” di HOPSCOTCH. A mio parere quest’ultima è quella che, più delle altre due, ha la possibilità di affascinare ed appagare lo user. Sei quadrati numerati danno la possibilità di variare le reazioni dell’opera ai nostri movimenti. La logica, soprattutto ai primi approcci, non è esplicita o evidente, va scoperta con curiosità, a tal punto che Chicchi ha scelto, da far scorrere disordinata sullo sfondo, una frase di (un altro architetto… e che architetto) Le Courbusier: ”Play is the very manifestation of the spirit” (non resisto dal citarlo ancora; quando vide Manhattan per la prima volta: ”E’ il Jazz hot scolpito nella pietra”). Questa frase mi ricorda il ruolo del gioco nello sviluppo della psicologia infantile dove il bambino scopre il mondo (per lui nuovo) attraverso il gioco, luogo intermedio tra la sua soggettività ed il mondo esterno. Probabilmente anche noi per scoprire questo mondo, per noi nuovo, abbiamo bisogno di giocare...