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Il net al galoppo
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Il net al galoppo

Ecco così che ci siamo trovati subito, in pochissimo tempo, con questo nuovo "giocattolo" che, manco come un cavallo appena partorito, ha già imparato a stare in piedi, ormai a galoppare.

Ed è proprio da una sorta di cavalleria che è fuggito: quando Internet venne messo a punto da Vinton Cerf nel '73, il progetto fu condotto presso la Advanced Reserce Project Agency dipendente dal Ministero della Difesa degli U.S.

Insomma la cavalleria americana usava telegrafo e trombe, l'esercito U.S. ora usa (o ha cercato di usare) Internet. Fu solo nell'84 che la rete fu trasferita al settore privato. Così McLuhan si è dimostrato nuovamente un "moderno Nostradamus" mettendo a segno l'ennesimo colpo: anche l'ultimo medium arrivatoci è frutto di una concentrazione di energie a scopo militare.

E' successo, solamente in un lasso di tempo molto più breve, un po' quello che è successo alle strade dell'impero romano:  per comodità militare furono costruite strade e ponti, ma noi oggi usiamo ancora la Via Emilia, la Via Appia ed alcuni antichi ponti per andare dalla ragazza od al centro commerciale.

Ebbene, ora che si è guadagnato l'appellativo di medium di "massa" la rete comincia già ad assumere la portata di un "urto" per la società e: "...quando si opera nella società con una nuova tecnologia, non è l'area incisa che viene maggiormente toccata. La zona d'urto e dell'incisione è intorpidita. Quello che cambia è l'intero sistema." (McLuhan).

Infatti:"...gli effetti delle tecnologie non si verificano a livello delle opinioni o dei concetti, ma alternando costantemente, e senza incontrare resistenza, le reazioni sensoriali o le forme di percezione. Soltanto l'arista (quello autentico) può essere in grado di fronteggiare impunemente la tecnologia e questo perché la sua esperienza lo rende in qualche modo consapevole dei mutamenti che intervengono nella percezione sensoriale." (McLuhan ).

E' per questo che ho deciso di rivolgere la mia attenzione proprio agli artisti della rete. Credo che per tenere sotto controllo la situazione e per scoprire vantaggi ed handicap del nuovo media, l'atteggiamento dell'artista che applica le sue idee in un "...sistema aperto, flessibile ed adattabile, luogo di verifica di ipotesi, di variabili, più che di dominio di tesi, di invarianti." (Capucci) possa essere l'esclusiva salvezza dall'ipnosi, dal fascino narcisistico delle proprie estensioni che, più che nostre, stanno divenendo quelle di istituzioni e società economiche che estendono il loro essere, la loro attività (ed il loro interesse) su tutta la rete, ci illudono di aver noi stessi grande vantaggio dallo sviluppo del mezzo in questo senso.

Da quando nel 1920 David Sarnoff fece trasmettere l'incontro di pugilato Dempsey vs Carpentier, la radio, e a seguire la televisione, presero la strada del broadcast. In quel periodo, con l'aumento della complessità e la burocratizzazione degli apparati statali, il controllo delle informazioni acquista un'importanza fondamentale; la conquista del favore dell'opinione pubblica diviene il fulcro dell'attività politica. Il broadcast permette il controllo e la gestione dei singoli messaggi, compresa la propaganda, e ha creato ex novo lo spazio economico e politico adatto allo sviluppo dei media e del loro sfruttamento. La televisione ne è un evidente esempio: l'utente può solo accenderla, spegnerla o cambiare canale, è pensata a senso unico e questo influisce fortemente sugli utilizzi. Inoltre l'attrezzatura utilizzata dalle "major" televisive è spaventosamente costosa rispetto ad una amatoriale e ciò non fa che reprimere l'utente ad uno stato di "larva"  in grado solo di ricevere, come se i messaggi fossero manna dagli dei.

Chissà se  anche Internet, nato in fondo un po' come le prime radio (in kit di montaggio ma in grado sia di ricevere che di trasmettere) prenderà questa strada a senso unico? Sarebbe una conquista per l'umanità opporsi, per la prima volta con successo, a questo sistema di trasmissione oligarchica, soprattutto ora che "...tutte le forme di ricchezza derivano dallo spostamento di informazione".

"Al processo di massificazione generalmente determinato dai mezzi di comunicazione e di informazione  è necessario rispondere, non già rifiutando la tecnologia, bensì servendosene per rispondere, modificando le condizioni di attuazione della comunicazione telematica, opponendo all'unidirezionalità fabulatoria massmediale una sorta di democrazia partecipativa" (Capucci)

Ma per poter reagire a questi colossi che puntano al controllo totale abbiamo assolutamente bisogno del "...contributo prezioso da parte degli artisti per il peculiare tipo di approccio alle tecniche ed ai materiali, approccio che tende a trascendere le regole piuttosto che a confermarle" (Capucci).