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Invisible Nation

Invisible Nation è una delle idee più interessanti e concettualmente più coinvolgenti che ho incontrato nelle mie navigazioni.

L’opera si presenta già dal primo sguardo chiedendo la partecipazione attiva e propositiva dello user: ”Chi è la voce di internet?” è la domanda che assilla i visitatori.

A questo punto gli ideatori non mettono più mano né alla compilazione delle risposte, né alla gestione di queste.

Strutturalmente ci troviamo di fronte ad una sorta di monolite alla base del quale si sviluppano delle “radici” (così suggerisce Eric William, co-creatore dell’esperimento). Davanti a noi scorre la nostra risposta, come fosse fatta di leggére parole di una poesia rubata dal vento.

Le radici rappresentano il mezzo attraverso il quale scorrono le sostanze nutritive che non sono altro che le varie risposte date dagli utenti. Le frasi contenute e registrate nell’opera sono interpretate come nutrizione del significato poiché questo è inteso come”esperimento di scrittura in collaborazione”. Nonostante Internet sia, evidentemente, una struttura artificiale, ogni radice ha una sua presenza organica, con formato e flessibilità differente dalle altre, poiché ogni radice corrisponda ad un’identità reale.

Ora è possibile scegliere una delle frasi registrate (delle quali si può leggere l’indirizzo IP di provenienza a garanzia d'umanità dell’origine); una volta esaminata questa ed, eventualmente, trovata interessante, è possibile trovare le parole condivise da ogni altra frase contenuta nel data-base, scoprendo nuovi significati e facendosi un’idea di quello che pensa la VERA voce di internet. L’idea fondante è quella di opporre questa vera voce a quella di chi cerca di procurarsi il controllo ed essere auto-promosso a voce ufficiale. Così la domanda: ”Who are the voice of internet?” potrebbe essere così tradotta: ”Sono i gruppi giusti quelli responsabili di ciò che stiamo vedendo sulla rete?”.

Se torniamo ad esaminare la vita del WEB ci si imbatte nei vari usi per i quali è stato utilizzato prevalentemente: dal già noto esordio militare, fu poi sfruttato dalle università, per cadere nelle mani, negli ultimi anni, dell’apparato commerciale. MA…E’ QUESTA LA VOCE DI INTERNET?